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mercoledì 23 maggio 2012

Il cielo di Tukuyu



"Corsa notturna Tukuyu-Mbeya"...questo appunto e' stato sul mio desktop per oltre un mese e oggi mi ha dato lo stimolo per sedermi e scrivere qualcosa. Ora sono qui, alla pesnione "Francesco's" un quadrato di terra a 300 metri dal mare dove un italiano, oltre vent'anni fa ha costruito un piccolo albergo con circa venti camere, un piccolo bar ed un ristorantino per i clienti dell' albergo, uno spazio aperto, verde, con alberi e cespugli curati. Da qui non si vede il mare, la vista e' impedita da cespugli, alberi di mango, anacardo e palme da cocco, la versione tropicale della siepe del Leopardi.
L'albergo e' chiuso ma Francesco ha deciso di ospitarmi lo stesso a titolo d'amicizia, pranziamo e ceniamo insieme, ed a volte ho la sensazione di trovarmi di fronte ad un nonno, a volte ad un amico. Tanti racconti di viaggio, a volte ripetuti mille volte, ma sempre raccontati con allegria, energia e incanto, quell'incanto che solo gli uomini di una certa eta' e i bambini hanno, gli uni perche l'hanno conservato, gli altri perche non l'hanno ancora perso. I bambini pero, molto probabilmente lo perderanno presto, bruciandosi l'infanzia, cosi il consumismo vuole, cosi il nostro sistema allo sfacelo ha deciso che i bambini devono essere, dei superconsumatori senza portafogli, che hanno infiniti bisogni imposti dalla pubblicita' e dalle TV, i soldi dei genitori (sempre meno) ma un'arma infallibile, i capricci, i pianti ed il ricatto. 
Anch'io sento di aver un po' perso la capacita' di stupirmi, di illudermi, di giocare, ridere e scherzare, non so perche' ma sicuramente non mi piace, spero che tornero' ad illudermi, stupirmi per un niente e ad avere lo scherzo un po' piu' facile, questa seriosita' che mi ritorov addosso non mi piace, non mi si addice, mi si e' infilata dentro a poco a poco, senza che me ne accorgessi. Odio la seriosita', odio la mia stessa seriosita', che e' diverso dall'essere seri, la seriosita' e' una maschera, spesso sotto non si e' seri. Anzi, e' forse vero il contrario, chi e' veramente una persona seria, riesce a non essere serioso, perche' lo e' veramente e non ha bisogno di maschere. O forse le due cose non sono correlate e si puo essere seri e seriosi al tempo stesso, chi lo sa?
Gia', lo scherzo, la risata, sono fra le cose che mi rimarranno piu impresse di questi anni in Tanzania, spesso, le ho trovate inappropriate e fuori luogo in alcuni momenti, ma il piu delle volte, la leggerezza, l'umana allegria, semplice, e la risata aperta, come il loro cielo, degli africani ha reso ogni giornata un po' piu' luminosa e solare. Ho spesso invidiato a molti tanzaniani, questa capacita' di passare in un attimo da discorsi seri e impegnati, magari di lavoro, allo scherzo, la battuta, la chiacchiera che come una brezza oceanica rinfresca l'animo incupito, rinsecchito e un po' indurito, di chi, come me, tende ad essere un po' troppo serioso.
Il cielo, aperto, eh si, per chi come me e' cresciuto vedendo il cielo come un cuneo azzuro fra ali di montagne verdi, nere, grigio pallido e rosa, al tramonto, il cielo d'Africa e' una sensazione spiazzante, strana, un cielo largo, aperto, sterminato, azzuro, con nuvole grandi e spesse, appoggiato su un paesaggio collinare verde, marron, irregolare e ricoperto di baobab, manghi e palme. Il cielo d'africa stupisce ancora di piu di notte. Dopo Pasqua, al ritorno dal Malawi, ho perso l'ultimo autobus per la citta' di Mbeya dove dovevo trascorrere la notte, otto di sera, buio, mi trovavo in una cittadina sconosciuta, sperduta in mezzo alle montagne che separano la Tanzania dal Malawi, Mbeya dal confine. Niente piu autobus, mi viene una pazza idea, perche non prendere una moto? Mi dicono che ci vorranno 40 minuti (a posteriori scopriro che erano 72 chilometri, non percorribili in 40 minuti con una moto 125), costo: 20.000 scellini, 10 euro, ma almeno dormirei in un posto che conosco e che domani riuscirei a tornare a Dar es Salaam. Salgo, metto il casco e raccomando 3 volte al guidatore di andare piano. 
Fa freddo, iniziamo il nostro viaggio notturno, il cielo e' blu scuro, terso, non c'e una nuvola, la moto romba lungo le tortuose discese di Tukuyu. Romba ancora di piu durante le brevi risalite. Sono in pantaloncini corti, il freddo pizzica, c'e anche nebbia di tanto in tanto. Il guidatore, nella sua calda giacca gialla, ride quando gli dico che ho freddo. Io dietro di lui mi tengo con le mani fermamente avvinghiate al portapacchi, mi sento libero, a cuor leggero, un' immotivata ma gradita felicita' mi pervade ed inizio a godermi la corsa.  Le mani iniziano a gelare e io faccio il possibile per riscaldarmele, non pensavo facesse cosi freddo, da quando sono in Tanzania non avevo mai provato tanto freddo. Guardo in alto e rimango a bocca aperta, migliaia di stelle sono li ad osservare la mia corsa notturna da Tukuyu a Mbeya, spettatori fedeli di tante notti, quante ne hanno viste, hanno assistito a quasi tutte le mie avventure. 
Le stelle si, perche qui quasi tutto accade sotto lo sguardo calmo, impassibile e scintillante delle stelle. Un cielo cosi apre il cuore, dona gioia e ti fa sentire in pace, anche su una moto rombante. Nelle pause pero' quando la moto si spegne e rotola con il solo rumore dei pneumatici giu lungo l'asfalto nero, in messo a lunghe file di banani, altrettanto neri, la situazione diventa assolutamente romantica, avventurosa e speciale, sempre qui, sulla strada...
Il viaggio durera' un'ora e 10 minuti e arrivato tutto intirizzito a Mbeya, apprezzo una insolita doccia calda. La moto sta gia' risalendo a Tukuyu, l' autista ha gia' dimenticato il mio nome ma io non dimentichero' mai come mi sono sentito quella notte sotto il cielo nero ma infinitamente stellato di Tukuyu.

E ora per provare ad essere meno seriosi, chiediamo aiuto a Liniers e alle stelle:
Enriqueta: " Hai visto tutt quella gente che si sbatte per una vita a cinque stelle?"..."Io mi tengo la mia vita a mille stelle"